Dopo gli ultimi incidenti politici è tornata d’attualità la prospettiva di una crisi di governo, con Salvini e Conte in prima fila, per rilanciarsi verso elezioni del 2023. Abbiamo fatto i conti, alla Camera e al Senato, per capire se il draghicidio è davvero possibile
Le scene da saloon in commissione Finanze alla Camera sono il preludio a un finale di partita nella maggioranza? Dopo gli ultimi incidenti politici se ne inizia a parlare con maggiore intensità, anche perché la crisi di governo in Italia è un genere letterario molto fortunato. Per darle una veste di serietà però c’è bisogno di farsi almeno due conti. Partiamo da un po’ di numeri in chiaro. Il governo Draghi è nato a febbraio 2021 con il sostegno di una maggioranza ampissima: 535 deputati e 262 senatori (M5s, Lega, Pd, Forza Italia, Iv, SI e gruppi centristi). Tredici mesi più tardi, i consensi al governo erano già calati: sul Dl Ucraina hanno accordato la fiducia al premier 367 deputati e 214 senatori. Comunque ben al di sopra della soglia di sopravvivenza: 316 alla Camera, 161 al Senato.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta…