Il mezzo è il messaggio, e Zelensky, da allievo più o meno consapevole di Marshall McLuhan, lo ha capito bene. Tutta la sua forza comunicativa si riassume nel metodo prima che nel contenuto: sull’uso dei social e sul ricorso ad abiti da combattente, come la celebre maglietta verde, tanto si è detto. Forse non si è prestata altrettanta attenzione all’utilizzo di parole evocative e immaginifiche, capaci di far vedere e sentire cose, straordinariamente pop ed efficaci. Un lessico che suona come uno schiaffo sia contro Putin, di cui viene smontata e ribaltata la propaganda; sia nei confronti delle vaghe buone intenzioni dei parrucconi dell’Ue e dell’Onu e dei “vorrei ma non posso” della Nato; sia, da ultimo, contro l’ipocrisia dei pacifisti, da salotto e di sinistra.
Parole che diventano più forti se abbinate a scene, vero pugno nello stomaco, come quelle mostrate nel video Bloody Energy, pubblicato sul profilo Instagram di Zelensky, e ormai virale sui social. La guerra della comunicazione, comunque vada il conflitto sul campo, il presidente ucraino l’ha stravinta. Ecco perché non è ozioso stilare un glossario dei suoi termini più ricorrenti e più potenti a livello simbolico.

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