La strage di Kramatorsk sarebbe il biglietto di presentazione del generale Alexander Dvornikov, nominato dal presidente russo Vladimir Putin come nuovo comandante in capo dell’esercito russo nella guerra in Ucraina. Veterano delle operazioni russe in Siria, il militare viene descritto da un funzionario di alto livello alla Bbc come in grado di imprimere una svolta alla fin qui fallimentare campagna bellica del Cremlino: “Dvornikov ha una enorme esperienza derivante dalle operazioni russe in Siria – quindi ci aspettiamo di veder migliorare il comando e il controllo generale delle truppe russe in Ucraina”.

Nella decisione di Putin pesa la palude militare in cui l’esercito si è ritrovato impantanato, soprattutto nell’assedio delle grandi città come Kiev (soltanto sfiorata dalla guerra), Kharkiv e soprattutto della pur sbriciolata Mariupol, ultimo baluardo del Battaglione Azov e chiave di volta della resistenza ucraina. Non a caso, addirittura il portavoce di Putin Peskov, non senza polemiche interne, ha dovuto ammettere le “pesanti perdite” dell’esercito invasore.

Da qui la decisione di lasciare fondamentalmente…